venerdì 10 dicembre 2010

RAKU




Sicuramente oggi giorno è la variante della ceramica Raku più conosciuta al mondo, molti erroneamente credono che sia quella tradizionale, ma come abbiamo visto precedentemente è una fusione tra la tecnica Raku e la cultura ceramica americana.

Questa tecnica affascinante è sempre ricca di effetti particolari dati da texture di cavilli affumicati e lustri metallici , possiamo sintetizzare le varie operazioni in pochi punti:

· Foggiatura del manufatto con una argilla con una buona tenuta agli sbalzi termici.
· Biscottatura ad una temperatura non troppo elevata (950C°- 1000C°).
· Smaltatura.
· Cottura Raku (1 ora circa).
· Estrazione dal forno.
· Riduzione o affumicatura.
· Raffreddamento in acqua.


Un limite se ritenuto tale della ceramica Raku è l’eccessiva casualità del risultato, per ovviare a questo consiglio l’utilizzo di rivestimenti vetrosi facilmente controllabili con un punto di fusione relativamente basso (900°C), smalti e cristalline industriali in questa tecnica molte volte risulta poco convincente sono poco fusibili specialmente se si prediligono sostanze meno tossiche (alcaline).

Dotarsi di una bilancia e materie prime è sicuramente l’approccio più giusto per ottenere un buon Raku.

Altro problema di questa tecnica sono le rotture dovute alle forti escursioni termiche al quale viene sottoposto il manufatto.

Dobbiamo ricordarci sempre che le argille a 573°C subiscono l’inversione del quarzo, infatti le lesioni del manufatto avvengono quasi sempre a queste temperature, un errore fatale è quello di bagnare l’oggetto poco per volta per paura che l’acqua fredda possa provocarne la rottura, in questo modo provocheremo delle forti tensioni del corpo argilloso.

Prima di sfornare dobbiamo procurarci sempre un bidoncino metallico per la segatura e un vasca per l’acqua di una grandezza adeguata al manufatto da raffreddare, è importante procedere alla riduzione o all’affumicatura nel minor tempo possibile in modo che la temperatura dell’oggetto non si avvicini troppo al punto di inversione, l’immersione in acqua deve avvenire in maniera decisa, altra soluzione è quella di lasciare il manufatto all’interno della camera di riduzione senza intervenire con l’acqua, in molti casi specialmente per cristalline craquelle e naked raku funziona, per ottenere i metalli si rischia l’ossidazione del rivestimento vetroso.

Nessun commento:

Posta un commento